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Referendum del 1946, quando la riviera jonica voleva la monarchia
di Salvatore Coglitore | 03/06/2013 | STORIA
di Salvatore Coglitore | 03/06/2013 | STORIA
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La scheda referendaria
Il 2 giugno 1946 nasceva la Repubblica Italiana. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia voltava pagina. Il referendum istituzionale, indetto per stabilire la forma dello Stato, vede la vittoria dei repubblicani con il 54,3% dei voti contro il 47,7% dei monarchici. Votano complessivamente circa 25 milioni di cittadini, pari all'89% degli elettori. Per la prima volta in Italia votano anche le donne di almeno 21 anni di età. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica avviene in un clima di tensione tra polemiche sulla regolarità del referendum e accuse di brogli. In Sicilia vince la Monarchia con 1.303.560 voti contro 709.735 voti a favore della Repubblica. Solo Limina e Mandanici votarono per la Repubblica Messina (13.446-78.343) Alcuni comuni sono assenti poiché nel periodo fascista erano stati accorpati (ad esempio, Nizza con Roccalumera, Savoca con Santa Teresa, mentre Sant'Alessio era ancora frazione di Forza d'Agrò, etc.). Una curiosità, gli unici Comuni della riviera che votarono a favore della Repubblica furono Limina e Mandanici. Quando il Re passò da S. Teresa
Ecco come votarono gli elettori della riviera jonica messinese (il primo dato si riferisce ai voti a favore della Repubblica, il secondo a favore della Monarchia):
Alì Marina (538-1.580)
Antillo (314-598)
Casalvecchio Siculo (482-891)
Fiumedinisi (444-1.024)
Forza d’Agrò (253-1.179)
Furci Siculo (428-1.480)
Giardini (776-2.099)
Letojanni Gallodoro (188-1.565)
Limina (763-544)
Mandanici (451-353)
Mongiuffi Melia (145-1.153)
Pagliara (456-812)
Roccalumera (1.375-2.652)
Santa Teresa di Riva (701-3.738)
Scaletta Zanclea (181-2.815)
Taormina (856-3.308).
Ecco un episodio strettamente collegato con il passaggio monarchia-repubblica. Nel maggio del 1946, dalla via Regina Margherita e Francesco Crispi, a S. Teresa di Riva, transitò il re Umberto II, che da Messina si recava a Catania, prima del referendum istituzionale e, a bordo della sua automobile decappottabile, accompagnato dalla polizia, venne accolto in modo festoso dai santateresini. Accalcati ai bordi della strada gridavano: “Viva il Re!” ed egli, in uniforme militare, salutava facendo un cenno con la mano. Il corteo venne fermato a Barracca, di fronte la chiesa di Portosalvo, da un ragazzino, tale Sebastiano Salimbeni, che offrì un mazzo di fiori al re, il quale lo ringraziò e disse profeticamente: “Questa è l’ultima volta che saluti un Re d’Italia!”.