Giovedì 26 Dicembre 2024
Per anni soltanto voci. Adesso ci sono le prove. L'appello del parroco per la restituzione


Le opere trafugate nel Santuario di S. Teresa di Riva

di Salvatore Coglitore | 14/12/2013 | STORIA

5061 Lettori unici | Commenti 8

Tela realizzata dal pittore Raffaele Stramondo nel 1970

Nel quartiere Bucalo di S.Teresa di Riva si è da sempre parlato di alcuni antichi quadri trafugati dal Santuario della Madonna del Carmelo, ma a bassa voce, poiché in parte si è perduta la memoria storica collettiva di ciò che esattamente manca e anche perché non esistevano documenti che testimoniassero ciò che era stato trafugato. Ma oggi, alla luce di quanto scoperto, possiamo finalmente svelare l’elenco degli oggetti sacri mancanti. Facciamo un salto indietro nel tempo, al momento in cui gli oggetti in questione erano ancora erano presenti in chiesa.

La chiesetta della Madonna del Carmelo risalente al 1506 venne demolita il 24 giugno 1929 sotto la supervisione del cappuccino Padre Giampietro da S. Teresa (1881-1950). Alcuni oggetti di valore, durante il periodo di costruzione della nuova chiesa, non sapendo dove custodirli, vennero dati in consegna ad alcune famiglie di fiducia del quartiere. Vi erano: alcuni stendardi del ‘700, ostensori, candelabri d’argento, un lampadario in legno lavorato (alimentato a gas), le statue lignee della Madonna del Carmelo, dell’Assunzione, di San Giovanni Battista e dell’Immacolata Concezione. Come ci tramanda nei suoi manoscritti il cappuccino, c’erano anche “…come ricordo artistico dell’antica chiesa, il grandissimo quadro, rappresentante la Madonna del Carmelo, col Bimbo in braccio, in atto di dare il S. Abitino ai Religiosi Carmelitani, opera d’ incerto autore e rimonta, come abbiamo detto al 1594. L’altro quadro che stava sopra l’altare maggiore, in mezzo ad una cortina reale di stucchi, frastagliata di angeli e di simboli, che porta la data del 1593, e che rappresenta il crocifisso coi tre regni della chiesa, cioè regno trionfante, regno militare e regno purgante, che si conserva nella Sagrestia. Poi, un quadro che rappresenterebbe S. Francesco Saverio; un antichissimo quadro della Madonna del Rosario e due pitture su tavole, in forma rotonda, rappresentanti l’Ecce Homo e l’ Addolorata…”. Riassumendo, come riporta Padre Giampietro nei suoi inediti manoscritti, vi erano, tra le altre cose, ben 4 antichi quadri su tela di autore ignoto e due pitture su tavole.
La nuova chiesa venne inaugurata nel dicembre del 1934 ed era presente, anche in questa occasione, padre Giampietro. Nell’occasione tutti gli oggetti elencati furono rimessi al loro posto. Facciamo ora un salto in avanti di 24 anni ed arriviamo al 1958: l’anno dell’alluvione. Si vocifera che durante l’evento calamitoso del 26 novembre 1958, che colpì il quartiere Bucalo, in quei momenti di confusione e di pericolo, alcuni oggetti sacri, non sappiamo con certezza quali e quanti, che erano conservati in sacrestia e nel sottoscala, al fine di essere salvaguardati dalla furia dell’acqua torrentizia che invase la sacrestia e parte della chiesa, furono consegnati ad alcune famiglie di fiducia del quartiere, come già era successo nel 1929. Naturalmente non venne redatto nessun elenco degli oggetti consegnati, poiché era un passaggio da fare urgentemente per salvare gli oggetti di culto, visto il pericolo che incombeva. Di quanti e quali oggetti furono consegnati, come detto, non si ha certezza. Alcuni giorni addietro mi hanno regalato un libricino, “Tre chiese di S. Teresa di Riva”, scritto dal sacerdote Paolo D’Agostino (1915-2007), che dal 1939 al 1951 è stato prete nelle tre parrocchie santateresine. Ecco cosa scrive in merito al quadro dedicato alla Madonna del Carmelo: “…un quadro dedicato alla Madonna del Carmelo di circa 170x70  che io ricordo bene. Il quadro era a tre piani diversi: in basso si vedeva la Madonna del Carmelo ed il purgatorio dal quale Essa accennava a liberare i fedeli, nel centro la figura del Crocifisso in conversazione da un lato e dall’altro con dei gentiluomini vestiti con abiti caratteristici dell’epoca… Il quadro portava la data del 1594 chiaramente scritta nell’angolo sinistro… Durante l’alluvione del 1958 il quadro scomparve, forse trafugato. Durante la mia gestione dell’arcipretura, d’accordo con la commissione della chiesa, avevo tentato di restaurare il quadro e all’uopo chiamai a S. Teresa il pittore Gregorietti (pittore di larga fama) il quale accettò il compito ed il quadro ravvolto in modo conveniente venne spedito a Palermo presso lo studio del pittore. Dopo forse sei mesi Gregorietti restituì il quadro che fu messo avvolto, in uno sgabuzzino per garantirlo maggiormente e dai ladri e dalle intemperie. Così lo lasciai io all’atto della mia consegna quando mi sono trasferito a Messina. Come dissi sopra dopo l’alluvione ne venne constata la mancanza”.
Attualmente nel Santuario, dei 4 quadri esistenti in origine ne resta uno solo che è in stato di totale degrado, tanto da non riuscire a capire il soggetto in esso rappresentato, come ci riferisce il parroco, padre Gerry Currò. Oltre ai tre quadri, quindi, mancano pure i due dipinti su tavola. In totale sono ben cinque le opere trafugate, oltre agli stendardi del ‘700. Quando nel 2011 si insediò padre Gerry Currò e venne a conoscenza di queste voci sulla mancanza di questi antichi quadri, durante una delle sue prime omelie, comunicò ai fedeli che avrebbe lasciato, in giorni prestabiliti, la porta del Santuario aperta, dando così la possibilità a chi eventualmente fosse stato in possesso di qualche oggetto, di poterlo così riconsegnare alla chiesa. Qualcosa è stato restituito: un crocifisso in legno, un ostensorio in argento e altri piccoli oggetti, ma delle tre tele mancanti, dei due dipinti su tavola e degli stendardi, nessuna novità. Ormai tali opere sono da considerarsi definitivamente trafugate.

Colgo l’occasione per esortare tutti i preti che operano nella nostra riviera, e non solo, di far redigere un elenco, accompagnato da un’accurata descrizione con relative foto, di tutte le opere esistenti nelle loro chiese, così da avere una catalogazione la più completa possibile, come ha già fatto padre Currò per le chiese di Savoca. Inoltre, sarebbe interessante censire, con lo stesso criterio, anche gli ex voto, il cosiddetto “oro della Madonna”.

Più informazioni: salvatore coglitore  madonna del carmelo  storia  


COMMENTI

salvatore coglitore | il 14/12/2013 alle 20:53:41

Mi è arrivata notizia che dopo l'alluvione del 1958 alcuni oggetti ritenuti vecchi e inutili siano stati buttati nel giardino retrostante la Chiesa. Tra questi anche l'antico lampadario a gas che c'era nella vecchia chiesetta e che ora, funzionanate a elettricità, pare sia in una casa nella zona Sacra Famiglia!

G. Massimo Cicala | il 15/12/2013 alle 17:45:45

Plauso al lavoro ricostruttorio di Coglitore, a caccia delle verità comode e non della Parrocchia. Uno spicchio del mondo in cui sembra che quasi tutto sia stato detto ma molto vi sia ancora da scoprire, qualora le microstorie familiari intersechino le macrostorie locali sia politiche, che economiche o umane. Forse nel novero dei casati laici orbitanti nell'ultimo secolo attorno al nostro Santuario e ai beni di esso, il popolino basso ha subìto una certa impalpabile sudditanza, quasi ci fossero caste al di fuori del tempo, fatte di innominabili, di "voci", di chissà quali poteri arcaici erano i consigliuri stratificatisi nei decenni sotto le tonache. Penso ai flussi economici dietro e sotto la storia del Santuario, in arrivo anche dall'estero, liquefatti in mille rivoli, le Feste, se le scelte operate fossero condivise dal popolo, e chiedersi cosa farà questa Parrocchia, da grande(!); penso alle esatte discriminanti tra beni dei parroci e delle parrocchie. Se padre Currò lascia la porticina socchiusa per riavere la... merendina di 50 anni fa, è solo un modo romantico di affrontare il problema; secondo me occorre trovare una "gola profonda" e un paio di gesti di alto ravvedimento.

Pippo Sturiale | il 16/12/2013 alle 07:43:30

Massimo, che vuoi dire!? Che ci sono tante persone molto pie, ma che di pie hanno solo le intenzioni e le apparenze!? Io non sono pio, ma non credo che ci sia quanto tu fai, non tanto larvatamente, intravedere. Quando sono stato chierichetto (peccati di gioventù!) ho notato solo una certa "gelosità" del ruolo collaterale, una piccola umana debolezza!

G. Massimo Cicala | il 16/12/2013 alle 12:33:18

... che a pensar male si fa peccato(!) (umorismo involontario, nella specie) ma tante volte si c'azzecca. Cosa voglio dire? beh, intanto che quel peccato di gioventù l'ho fatto anche io. Poi... sei libero di credere e pensare quel che vuoi, il malizioso sono io. "gelosia" la leggo come un riconoscimento chiaro ed esplicito a chi abbia fatto volontariato vero all'interno della parrocchia, mettendoci tempo, sudore, rischi, e lontananza dalle comodità festaiole familiari. A imperitura memoria. Nelle zone grigie invece, spero fortemente che siano prevalse buonsenso e cristiana avvedutezza nel non scadere dal 7mo comandamento. Che ne dici, Pippo? I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale non hanno che da prendersi o ricavare un semplice elenco anagrafico e farsi un giro in alloggi e tenute avocabili a questi presunti casati. Se non si trova nulla, e allora siamo alle solite bufale, ma se ad esempio il blitz fosse stato fatto prima della denuncia mediatica e della lacrimevole restituzione a don Currò, già conteremmo 5 o 6 mal di pancia. Tutti, da ritenere nel crocicchio che va dal campo sportivo a via dei Fabbri e dall'angolo di Sparagonà all'ex lavatoio.

roberto maria moschella | il 18/12/2013 alle 20:52:25

Cito: I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale non hanno che da prendersi o ricavare un semplice elenco anagrafico e farsi un giro in alloggi e tenute avocabili a questi presunti casati. Se non si trova nulla, e allora siamo alle solite bufale, ma se ad esempio il blitz fosse stato fatto prima della denuncia mediatica e della lacrimevole restituzione a don Currò, già conteremmo 5 o 6 mal di pancia. ...........?????? A parte che i commenti a questo articolo sono molto contestuali e quindi incomprensibili a chi sconosce l'ambiente, che razza di argomentazione e' codesta affermazione che riporto? Non voglio difendere i ladri, ma quanto da Lei scritto non mi pare che possa avere alcun fondamento giuridico in una civilta' democratica. Sapevo, non so se questa notte hanno cambiato lel leggi, che chi ha notizie di reato ha obbligo di avvisare l'autorita' giudiziaria. Se si spera che lo facciano gli altri ,be allora e' un altro discorso. Ma non i carabinieri che per le nostre leggi devono solo seguire le procedure e le norme non gli consentono di prendere iniziative del genere in modo legale. Fortunatamente il ventennio fascista e' crollato 7o anni fa.

G.Massimo Cicala | il 20/12/2013 alle 11:20:43

nella civiltà democratica, non si usano le chiese per arricchire il patrimonio personale. Nella civiltà democratica chi trova un oggetto smarrito deve consegnarlo alle autorità del comune in cui si trova. Nella civiltà democratica (di oggi) anche le forze dell'ordine dovrebbero essere un pò border line per acciuffare la "gente al di sopra di ogni sospetto". Lei, sig. Rob.Mar.Moschella ha una opinione che rispetto, e si è persa evidentemente molto cinema neorealista degli anni 50-70. Ma non ha la fortuna di abitare in questo chilometro quadrato che mio malgrado amo, come tutti in miei concittadini e vicini di casa. Se i commenti fungono da provocazione, mi citi lei un Movimento Politico attuale a caso, che oggi, non provochi usando la comunicazione come strumento dell'essere alla bisogna "border line". Estremizzando la mia idea andremmo ad uno stato di polizia, estremizzando la sua, entreremmo nella "terreur" robesperriana. Il ventennio fascista è crollato 70 anni fa. Il "fortunatamente" lo lasci dire alla storia. Mi creda, se vivessimo nel 1930 saremmo al confino entrambi, ma non spennelli la sua lectio sui miei marciapiedi ove sono nato, che la realtà è tutt'altra cosa.

roberto maria moschella | il 20/12/2013 alle 20:55:21

Avevo gia' anticipato di non conoscere i fatti, alquanto tristi e vergognosi, come sembra. Chiedo perdono per non aver colto la provocazione nel discorso, capita spesso nei commenti scritti in rete. Casca a fagiolo il motto '' scripta volant, verba manent'' che soleva recitare l'illustre Prof Ennio De Giorgi , geniale matematico presso la scuola Normale di Pisa. Per il resto, non e' solo una mia opinione che il ventennio sia stato una immensa sciagura italiana, ma nel contempo sono convinto che alla nostra S. Teresa abbiano fatto piu' danno quelli che sono arrivati dopo. In tutti i casi nel 1930 al confino probabilmente ci sarei andato di mia volonta' come ci sono andato adesso.

G.Massimo Cicala | il 10/01/2015 alle 19:13:39

1)io prete in carica nel 1958, per quanto preso dalla foga delle acque minacciose, devo chiamare qualcuno a salvare certa roba custodita: certo è che non chiamo nè una famiglia laica comunista vicina alla parrocchia di Medjugorye(!), nè un coppia di mendicanti rom di Mazzeo, provocazioni per dire che di norma, avrò chiamato "famiglie di chiaro censo e dignità del quartiere", o abbienti o di fiducia...o entrambe le cose. E ci sta che non faccio certo un verbale!?!? fossero pure 10 oggetti. 2) per quanto drammatici i fatti, a fango trasportato, a strade ripulite, ad emergenza passata, mettici un bel rientro dallo shock anche gravissimo... che faccio... non mi ricordo più le "dieci cose"? MA NON MI RICORDERO' L'ORDINE, CAXXXO, IN CUI LE HO DATE...MA LE DIECI PERSONE SI'. E allora, Salvatore..di che parliamo? Onore e rispetto per don Currò che cinquant'anni dopo ha dato una manina per aggiustare questa piega (direi) infame della storia patria, MA IL FATTO CHE è ABBISOGNATA STA COSA PER RIENTRARE DUE QUISQUILIE SIGNIFICA CHE LA STORIA è VERA E CHE I PEZZI DA 90 SONO ANCORA IN ARMADI E TENUTE DEI FURBASTRI DEL 58. Putroppo ho realizzato in più di un anno che qualcosa non mi tornava.

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