Giovedì 21 Novembre 2024
La morte di 122 carabinieri, molti dei quali siciliani, che non ebbero mai giustizia


Selenizza 1943: una strage dimenticata

di Fabrizio Sergi | 18/10/2014 | STORIA

10770 Lettori unici | Commenti 15

Tra le vittime il carabiniere Rosario Sergi di Roccalumera

Nel 200° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri desidero ricordare un episodio che mi tocca personalmente, rimasto nell’oblio per 70 lunghi anni. L'eccidio di 122 carabinieri, vittime di una strage compiuta da bande irregolari albanesi nei pressi delle miniere di Selenizza, in Albania, molti dei quali sono tuttora considerati dispersi dal marzo del 1943. La ricostruzione è iniziata da una nota, datata 5 aprile 1943, a firma del colonnello Luigi Bertarelli, comandante della Legione dei carabinieri di Valona, secondo la quale la colonna, composta dai 122 carabinieri e da alcuni soldati, guidata dal tenente colonnello Giuseppino Ricci, sarebbe caduta in un'imboscata tesa l'1 aprlle 1943 da circa 800 ribelli albanesi.  Stando a quanto detto nell'informativa di Bertarelli, i militari italiani sarebbero stati attaccati mentre tentavano di raggiungere le miniere carbonifere di Selenizza. Dopo un primo conflitto a fuoco, i soldati furono lasciati fuggire: i carabinieri, invece, accerchiati e massacrati.  Da un'inchiesta condotta dalla Procura di Bari solo nel 1993 è emerso che i responsabili della strage di allora sarebbero stati "non belligeranti". Le indagini compiute nell'immediatezza del fatto portarono il colonnello Bertarelli a ipotizzare il tradimento da parte di un carabiniere aggregato, di nazionalità albanese. Secondo il racconto attendibile di un anziano del luogo, i cadaveri dei militari furono gettati poi nella "Grotta del pipistrello", nei pressi di Selenizza, dopo essere stati spogliati delle divise e depredati. Questa ricostruzione consentirebbe di dare, secondo gli investigatori, una spiegazione plausibile al ritrovamento nella grotta di 43 salme (una identificata grazie alla piastrina militare con le generalità), scoperte dalla commissione Onorcaduti durante le missioni compiute negli anni a seguire.  Dopo due anni di ricerca personale, grazie al contributo del museo storico dell’Arma, sono riuscito ad avere copia del rapporto di quelle drammatiche ore, ormai documento storico, con l’elenco completo dei caduti e di tutti i dispersi, molti dei quali siciliani, che guarda caso coincidono con il numero dei ritrovati. Mi è stato spiegato che è impossibile recuperare le vittime in quanto la grotta è totalmente impraticabile, per cui chi vi è rimasto, probabilmente, non avrà mai una degna sepoltura. Oggi, non si può che ricordare questi ragazzi che hanno perso la vita in un agguato, lasciando parenti, mogli e figli, e per i quali probabilmente non vi è stato mai un giusto riconoscimento da parte della loro madre patria. Un evento che nonostante l’ingente numero di morti è passato tristemente nell’oblio.
Il mio ricordo personale va al carabiniere Rosario Sergi, di Roccalumera, al quale è stato precluso il futuro a soli 33 anni.


COMMENTI

Pippo Sturiale | il 18/10/2014 alle 14:57:21

Onore per i caduti, dolore di non poter piangere sulla salma ... ma chiamare "ribelli" gli albanesi di allora nel cui paese abbiamo portato la guerra è un po' troppo. Sarebbe opportuno prendersela con chi li ha mandati laggiù, con chi allora cercava il posto al sole, con chi colà (e non in Sicilia) vi ha costruito strade ... Tanto tempo è passato, scrolliamoci di dosso i pregiudizi e ... pensiamo anche alle ragioni degli altri

Fabrizio Sergi | il 18/10/2014 alle 17:43:09

Perfettamente d'accordo quasi su tutto, purtroppo in primis chi ha commesso il delitto non faceva parte di gruppi regolari di partigiani ma questa può anche sembrare una giustificazione, quello su cui vorrei soffermarmi è il termine ribelli che a tutto può alludere tranne al fatto di voler denigrare nessuno o colpevolizzare persone dei quali non conosciamo nemmeno i nomi. Ribelli legittimi o illeggittimi, ribelli per una ribellione giusta o sbagliata, ribelli poichè si sono ribellati al sistema e agli occupanti, ribelli semplicemente dal verbo ribellarsi e non come sinonimo di criminali. "Guai a denigrare perone sol perchè d'altra nazione." La mia preghiera di leggere la storia con spirito critico, letterario e super partes. Grazie.

Pippo Sturiale | il 19/10/2014 alle 18:49:45

Personalmente considero la parola "ribelle" non in senso negativo , anzi. Purtroppo oggi ha assunto una connotazione dispregiativa, per il resto accolgo il tuo invito all'analisi scevra da ogni pregiudizio, Fabrizio.

G.Massimo Cicala | il 24/01/2015 alle 16:13:58

Sapete ragazzi...se da un lato queste precisazioni hanno un nonsocchè di analisi logico, cattedratica e di maniera, opportuna ed in linea con i tempi e con il risveglio delle coscienze... non mi nego di pensare a voce alta. Non è che usando queste considerazioni come baluardi al di sopra delle quali "leggere" con un troppo comodo senno del poi la storia di ieri, di oggi, di domani, nostra e degli altri.... si cozzi contro montagne inamovibili della significazione e, consentitemi, della gratuita opportunità? Se gli storici intoccabili sono stati capaci di cancellare sino ad oggi, complici certi ambienti liceali, tanta ma tanta roba (foibe, triangolo della morte emiliano, Togliatti che (fa) condanna(re) a morte gli alpini della ARMIR in Russia...) e allora evitiamo di fare le cassandre della linearità e della ineluttabilità dei fatti antichi. Le cose sono andate come sono andate, con colpe e meriti, e noi non siamo lucidi nè obiettivi perchè intrisi della nostra stessa storia, che i nostri neuroni non espungono al di fuori della nostra capacità intellettiva e di intelleggibilità dei fatti. Rimettiamoci ad un giovane storico di Capo Nord o del Tibet. Di lui mi fido, di "noi"... no.

Alessandra Fragomeli | il 24/04/2015 alle 17:19:22

Egregio Sig. Fabrizio Sergi, mi chiamo Alessandra Fragomeli e vivo in Calabria. Tempo fa ho saputo per caso, su internet, della strage di Selenizza ed ho subito collegato con il racconto di fatti simili contenuto in un diario di guerra di mio nonno Giuseppe Costarella, defunto da dieci anni, che avevo letto tempo prima. Si narra di una imboscata sulla strada per Selenizza dove persero la vita 120 carabinieri. Mio nonno riuscì a fuggire con altri cinque militari, portando a turno in spalla due feriti, di cui uno egli ricorda si chiamasse Romeo e fosse della Sicilia. Mi risulta abbia preso la medaglia d'oro per questo gesto. Se è interessato a quanto le dico non ho alcun problema a scannerizzare la parte del diario in questione e a inviarle tutto. Cordialmente. Alessandra

Fabrizio Sergi | il 24/04/2015 alle 19:22:12

Gentilissima Alessandra, La ringrazio per questo importante contributo. L'obiettivo è quello di collegare quante più notizie possibili per ricostruire al meglio quello che accadde quel giorno. Ricevo più che volentieri il suo documento, suppongo che suo nonno non fosse carabiniere in quanto non risulta nel mio elenco. Per rimanere in contatto trova i miei recapiti sul sito fabriziosergi.it. Le auguro una buona serata e soprattutto un buon 25 aprile, grazie ancora.

Alessandra Fragomeli | il 24/04/2015 alle 19:58:31

Giuseppe Costarella era al tempo brigadiere della 17° Compagnia Carabinieri che riferisce "da Valona, il mattino del 1° Aprile 1943, armati in assetto di guerra, partimmo in marcia per raggiungere Selenizza". Poi tutto il resto del racconto, che le invierò ai suoi recapiti. La ringrazio per la mail, la contatterò quanto prima. Buon 25 Aprile anche a Lei. Alessandra

Fabrizio Sergi | il 24/04/2015 alle 21:48:59

Sono andato a cercare tra i documenti, mi risulta proprio Romeo Vincenzo, uno dei feriti della 17 Compagnia. Tutto coincide, molte grazie!

PAOLA GROPPO | il 26/03/2016 alle 15:03:52

Egr. Sig. Sergi, svolgendo alcune ricerche per i caduti del mio paese mi sono imbattuta nel suo articolo. Il vice brigadiere Vidale Alvise (nato a Monteviale provincia di Vicenza) risulta "disperso nel fatto d'armi il 01.04.1943" e nel sito del ministero della difesa ho trovato scritto come luogo di morte "Selenizza" (sepoltura sconosciuta). Cercando di sapere di quale "fatto" si trattava ho trovato il suo racconto. Ho trovato altri dettagli su IL NASTRO AZZURRO. Ho davanti a me la foto di questo povero ragazzo di soli 29 anni... Mi saprebbe dire se nell'elenco compare il suo nome? Distinti saluti- Paola Groppo

Fabrizio Sergi | il 26/03/2016 alle 18:22:27

Gent.ma Paola, La ringrazio molto per aver lasciato questo commento. La storia che ha letto è appena una sintesi di come si sono svolti i fatti quell' 1 aprile 1943. E' un piacere pertanto poter contribuire alle sue ricerche con maggiori informazioni in mio possesso. Leggendo tra le carte ufficiali ritengo che al giovane Brigadiere Vidale Alvise, che tuttora risulta disperso, toccò la stessa sorte di mio zio paterno e degli altri commilitoni, ossia l' "oblio" nella grotta del pipistrello nei pressi delle miniere carbonifere di Selenizza. Nell'elenco viene riportato insieme ad altri cinque sottoufficiali e posso dirle con estrema certezza che quel giorno, in quella spedizione, era il quarto militare più alto in grado subito dopo il Ten. Col Giuseppino Ricci, il Capitano Raffaele Enrico e il Tenente Spahiu Tashin. Non vice ma Brigadiere effettivo. Spero di esserLe stato d'aiuto. In bocca al lupo per le sue ricerche. Mail: fabrizio.sergi@email.it

Toni magagnino | il 04/11/2016 alle 15:06:08

Sig. Sergi. Mi chiamo magagnino. Ho scritto un libro dal titolo l'eccidio della colonna gamucci herald editore di roma. e possibile avere copia dei cc reali caduti a selenice ?

Fabrizio Sergi | il 05/11/2016 alle 22:10:28

Buonasera sig. Magagnino, certamente Le invio quanto in mio possesso. Mi piacerebbe anche trovare copia del suo libro per aggiungere notizie alle mie ricerche. Puo' scrivermi una mail all'indirizzo: fabrizio.sergi@email.it - A presto.

PAOLA GROPPO | il 13/12/2018 alle 17:11:49

Buonasera Sig. Sergi. il suo indirizzo mail è sempre lo stesso? Paola Groppo

Fabrizio Sergi | il 14/12/2018 alle 12:56:35

Salve, la mia nuova mail è fabrizio.sergi@libero.it, a presto.

Ylli Mece | il 30/05/2024 alle 22:14:32

Io sono albanese..e midispiace per questa vicenda, Pero dal altra parte, devo sottolineare che questi caduti sono sacrificati, non per le interesse del popolo italiano, sono caduti per le interese del imperialismo italiano rapresentate della alta borghesia italiana. Albania nel quell periodo era occupata dal Italia fascista. Per ogni popolo e" uno compito di combbatere per la liberta e per la indipendenza. Non e' la colpa del popolo italiano ne anche albanese, perche per ogni popolo al mondo il cuore batte uguale. E' la colpa del fascismo e nell questo caso sempre pagano popoli sia quello italiano sia albanese . (Scusa per la grammatica)

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