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'Spiagge vietate', i sindaci in cerca di risposte. A rischio le concessioni dei lidi
di Andrea Rifatto | 12/06/2019 | AMBIENTE
di Andrea Rifatto | 12/06/2019 | AMBIENTE
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L'Isola Bella di Taormina
Interdire sì ma come? Basta un cartello? O intere porzioni di spiagge, scogliere, lungomari e strade vanno chiuse per impedire “la sosta e il transito di persone ?e autoveicoli ed ogni altra attività incompatibile con lo stato del dissesto accertato o esistente”, come recita l’ordinanza dell’Ufficio Territoriale Ambiente? Un sentimento di smarrimento ha pervaso ieri i sindaci dei comuni costieri dove lunedì è arrivato il provvedimento di cui abbiamo dato notizia ieri (LEGGI QUI) e che ordina la chiusura delle aree demaniali marittime che interferiscono con le aree in dissesto idrogeologico censite nel Pai e caratterizzate da pericolosità P3 (elevata), P4 (molto elevata) e sito d’attenzione. Ci sono amministrazioni che lo hanno pubblicato all’albo pretorio ma non lo hanno ancora studiato, chi ha provato ad interpretarlo con i tecnici comunali consultando le mappe del Pai e chi sta cercando supporto agli uffici della Regione per capire come muoversi. Di certo c’è che nessuno si aspettava che le problematiche di dissesto idrogeologico potessero influire anche sulla fruizione della costa e delle spiagge e chiudere le spiagge viene ritenuta un’assurdità. Tutto parte dalla circolare in materia di concessioni demaniali marittime in aree o pertinenze Pai firmata il 10 aprile dal Dipartimento regionale Ambiente, con la quale “nell’ottica della salvaguardia della pubblica incolumità si ricorda che non possono essere rilasciate concessioni e autorizzazioni in contrasto con i contenuti dei Piani stralcio per l’assetto idrogeologico (Pai)” e si chiede agli Uta dell’Isola “di emanare a salvaguardia della pubblica incolumità le puntuali ordinanze di interdizione per tutte le aree demaniali marittime ricadenti in aree P3 e P4, verificando la sussistenza, all’interno di queste aree, di concessioni che non hanno seguito la regolare procedura o per le quali la prevista verifica di compatibilità geomorfologica e idraulica risalga ad oltre cinque anni addietro, sospendendone l’efficacia richiamando i contenuti dell’ordinanza di interdizione e richiedendo ai concessionari di produrre la documentazione necessaria all’espletamento delle verifiche di compatibilità geomorfologica e/o idraulica propedeutiche alla eventuale revisione del grado di pericolosità”. Dunque di mezzo, oltre alle amministrazioni locali nei tratti di spiaggia libera, ci finiscono anche i privati titolari di concessioni demaniali per strutture sui lungomari e stabilimenti balneari. E sono diversi a ridosso delle foci dei torrenti e nelle “zone rosse”. La circolare prevede che le concessioni demaniali, anche se vigenti, ricadenti in aree sottoposte a vincolo Pai, dovranno essere adeguate alle Norme di attuazione Pai e chiede agli Uta di verificare le concessioni vigenti che interferiscono con queste aree, in considerazione che non sono stati ancora approvati i Piani di utilizzo del Demanio marittimo che avrebbero tenuto conto dei vincoli. Nel caso di opere in aree a pericolosità più bassa dovrà essere dimostrata la compatibilità idrogeologica nell’ambito delle autorizzazioni/concessioni previste per la loro realizzazione. Per la realizzazione/presenza di strutture che necessitano di rilascio/verifica/variante di concessione demaniale, le stesse potranno essere realizzate previo parere di compatibilità solo se ricadano in aree a pericolosità P0, P1 e P2, mentre in aree P3 e P4 la loro realizzazione è subordinata agli interventi necessari alla mitigazione del rischio atteso e della pericolosità esistente e alla conseguente declassifica del livello di pericolosità. Dovranno essere quindi verificate le interferenze in riferimento a pericolosità geomorfologica e idraulica da P0 a P4 e ai siti di attenzione, dove la realizzazione di opere per il tempo libero è subordinata alla verifica di compatibilità idrogeologica, che dovrà inoltre essere supportata da studi tecnici da sottoporre, nel caso di P3 e P4, al parere dell’Autorità di Bacino che si esprime in merito alla coerenza con gli obiettivi del Pai verificando che siano previste anche delle misure di allertamento legate al monitoraggio del dissesto e al bollettino meteo-marino. Tanta, troppa burocrazia. E l’estate è ormai iniziata. I commenti dei sindaci. “Spesso si tratta di situazioni che negli anni sono state più volte attenzionate - afferma Mario Bolognari, primo cittadino di Taormina - e che riguardano, ad esempio, zone di difficile accesso ai bagnanti. In ogni caso, sono problematiche certamente da non sottovalutare. Non si tratta, però, di aree che si riferiscono alla gran parte delle spiagge taorminesi che potranno essere tranquillamente frequentate”. Per il sindaco di Giardini, Nello Lo Turco, “si tratta nel nostro caso di aree attorno alle foci dei torrenti, dove peraltro già insiste il divieto di balneazione per centinaia di metri ai lati della foce. Appronteremo comunque la segnaletica. Se ci sono dei lidi nel nostro territorio che sono stati realizzati a distanza non regolamentare dalle foci dei corsi d’acqua – aggiunge – che intervenga direttamente il Demanio, che è l’Ente che rilascia le concessioni sugli arenili. In ogni caso quanto previsto dall’ordinanza prende in considerazione situazioni già attenzionate negli anni che cambiano poco, o nulla, la situazione delle spiagge del nostro centro balneare”. A Letojanni il sindaco Alessandro Costa si è attivato insieme al dirigente dell’Ufficio tecnico Carmelo Campailla: “Prendiamo atto dell’ordinanza, che stiamo approfondendo visto che servono appositi chiarimenti. Ci riserviamo, comunque, prima dell’applicazione, di chiedere un incontro con gli enti preposti per ricevere le necessarie direttive per la messa in atto selle disposizioni contenuti nel provvedimento”. “Stiamo verificando con il nostro Ufficio tecnico” – commenta il sindaco di S. Teresa, Danilo Lo Giudice, che ritiene sia sufficiente solo una segnaletica multilingue. Nel suo comune, che vanta una spiaggia Bandiera blu, i tratti da interdire sarebbero quattro, tra cui tre foci di torrenti. Situazione analoga a Sant’Alessio (quattro i tratti off limits), dove ieri mattina il sindaco Giovanni Foti non aveva ancora letto il provvedimento.